I disturbi somatoformi in una personalità controllante

I disturbi somatoformi nelle organizzazioni controllanti sono solitamente monotematici; i sintomi ricorrono spesso in maniera sovrapponibile , a carico di uno stesso organo o apparato somatico, sul quale si polarizza a livello esplicito l’attenzione; quest’ultima è legata, sul piano tacito, al senso di perdita di controllo dovuto alle perturbazioni critiche che hanno determinato lo scompenso.

Ogni disturbo fisico, specie se non è ben individuabile e non è riconducibile a una causa chiara e debellabile, costituisce una fonte di non controllo e, quindi, di preoccupazione e di angoscia. Una volta ripreso il controllo della situazione, il soggetto si sente già meglio:

non capisco che cosa ho. Da un anno ho questo problema che mi perseguita. Sto male all’improvviso, ad esempio faccio un movimento, mi piego e patatrac, viene questo dolore forte, mi gira tutto intorno, ho un senso di sbandamento. Non riesco più a fare progetti, sono sfinito,non dormo la notte. Tutti i dottori che mi hanno visto dicono che non ho niente. Anche la risonanza è negativa. Quando provano a rassicurarmi, non sto affatto meglio”. In questi casi manca la consapevolezza del legame tra il sentirsi a proprio agio ed il controllo interno.

In situazioni percepite come costrittive, prevalgono le precordialgie, i sintomi anginoidi, la dispnea con senso di soffocamento, l’oppressione toracica o addominale, la cefalea muscolo-tensiva. Viceversa , in situazioni percepite come abbandoniche, non protettive e, quindi, pericolose, prevalgono i disturbi dell’equilibrio, l’annebbiamento del visus, un obnubilamento del sensorio ( con la percezione soggettiva di essere in uno stato confusionale), il senso di svenimento (lipotimia).

Spesso la comparsa di tremori o di una sensazione di sbandamento esprime, sul piano dei sintomi, un disagio tacito da non controllo della situazione contingente e delle sue potenziali conseguenze. I sintomi determinano in genere un cambiamento dei programmi del soggetto, che spesso coinvolge anche le figure significative, in modo da ripristinare una distanza migliore rispetto alla duplice e antitetica esigenza di essere protetti senza sentirsi costretti e di essere liberi senza perdere le sicurezze.

L’attenzione per gli aspetti somatici e la focalizzazione sulla regolazione della distanza nell’ambito della relazione prevale rispetto all’attenzione per il mondo interno proprio e dell’altro: il benessere viene ripristinato con la ripresa del controllo della distanza, anche quando questo comporta un disappunto da parte della figura significativa di riferimento( ad es., il soggetto manifesta un malore che costringe il coniuge a rinviare la partenza;  a questo punto il malore si attenua e scompare e il soggetto appare sereno, nonostante il disagio e le lamentele del coniuge).

In generale, quindi, i disturbi somatoformi esprimono una gamma di modalità di scompenso riconducibili al senso di perdita di controllo o al timore di non riuscire più a gestire la propria vita o la propria salute. Essi ricorrono spesso proprio in occasione dei periodi critici della vita ( ad es., intorno ai trenta e ai quaranta anni o nel passaggio della mezza età), quando si fa un bilancio della propria esistenza, si sperimenta una modificazione del senso del tempo e si aggiorna l’immagine di sè. tra ciò che ormai è passato e la ridefinizione del proprio futuro e delle aspettative riguardo ad esso.

Il bisogno di mantenere stabili le modalità tacite di costruzione del senso di sè può riattivare i sintomi di disagio dopo un periodo di benessere più o meno lungo. In questi casi la ricomparsa immediata dei sintomi  o il loro ripresentarsi a distanza di tempo in un nuovo episodio ( rispettivamente, una “ricaduta” o una “recidiva” clinica) possono esprimere il tentativo di ripristinare i modi abituali di assimilare l’esperienza , stabilizzando la coerenza interna. I sintomi interrompono infatti il senso allarmante di instabilità, esprimendo il ritorno a forme più familiari di controllo, inconsapevolmente più rassicuranti anche se disfunzionali. Lavorando in terapia sul modo di funzionare che porta a vivere tutto ciò che non si controlla come minaccioso- a prescindere dalla sua effettiva pericolosità esterna- si possono mettere a fuoco le rappresentazioni interne ( come le situazioni sono vissute in rapporto alle proprie attivazioni), operando su di esse. Scoprire un nuovo modo di confrontarsi con se stessi può inizialmente preoccupare, dato che fa emergere aspetti di sè non conosciuti e , quindi, anche temuti. Si tratta, ovviamente, di processi in larga parte non consapevoli, se non nella percezione di instabilità che ne deriva, senza che questa instabilità possa essere collegata con la ripresentazione dei sintomi. Infatti, la ricomparsa di un disturbo può essere paradossalmente “rassicurante”, ripristinando in chiave adattiva, sia pure rigida e causa di sofferenza e di limitazioni, gli abituali processi psicopatologici; questi ultimi, oltre tutto, hanno un ulteriore risvolto rassicurante, per il fatto che limitano gli allontanamenti dai luoghi abituali di vita:

Sono riuscito a volare. H fatto il viaggio in aereo che avevo programmato. All’andata è filato tutto abbastanza liscio, tanto che mi sono meravigliato di me. Veramente un pò di malessere c’è stato , soprattutto all’aeroporto, anche perchè abbiamo avuto un ritardo per motivi tecnici. Inutile dire che mi sono venuti in mente gli scenari più catastrofici, ad esempio che c’era il rischio di un attentato. Sono anche andato più volte in bagno. Poi però, ricordando il lavoro che stiamo facendo, sono riuscito a ricollegare la mia paura al mio modo abituale di vivere gli allontanamenti da casa quando non sono io a gestire in prima persona il viaggio. Il volo è andato abbastanza bene , anche se l’aereo era più piccolo di quello che mi aspettavo e non aveva i colori della compagnia di bandiera. Quando sono atterrato ero soddisfatto. Nei giorni successivi ho avuto alcuni momenti di instabilità, non so perchè, apparentemente andava tutto bene. Il viaggio di ritorno è stato invece un disastro. Strano, avrebbe dovuto essere il contrario. Mi sono venute tutte le mie paure, ho dovuto alzarmi spesso per andare a bagno, stavo malissimo. Mi sono ripreso solo una volta che siamo atterrati.”00003

Tratto da : “Organizzazioni di personalità: normalità e patologia psichica” Bernardo Nardi

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