I passaggi della strategia terapeutica da utilizzare con i pazienti depressi

Valutazione

Durante la valutazione, rispettare l’identità personale dei pazienti,ossia evitare di rassicurarli quando parlano della propria impotenza e di confermare l’idea che tutto richieda uno sforzo. Illustrare brevemente i principi fondamentali della terapia cognitiva.

Tecniche

Suggerire tecniche comportamentali che possano aumentare le ricompense ambientali ed essere pronti a esaminare le ragioni addotte dai pazienti per il loro rifiuto di fare i compiti a casa, specialmente se esse riguardano valutazioni “economiche” relative al dispendio energetico richiesto (“Ero troppo stanco per farlo”).

Sintomi

Qualunque siano i sintomi che si intende trattare per primi, affrontarli ricordando che il meccanismo di base di risoluzione dei problemi posseduto da questi pazienti è basato sull’idea dello sforzo. Bisognerebbe favorire qualsiasi esperienza che possa dare loro un senso di “padronanza” sugli eventi senza comportare uno sforzo maggiore di quanto possibile ( compreso il risultato delle dispute verbali tra paziente e terapeuta).

Immagini disturbanti

Se compaiono immagini disturbanti, utilizzarle per mostrare al paziente l’esistenza di una “conoscenza tacita” (è più facile capirne la natura utilizzando la modalità per immagini che il ragionamento verbale o la ruminazione). Assicurarsi di dare un’idea positiva del funzionamento della conoscenza tacita ( per esempio: “Cos’è che fa sì che lei riconosca il volto di un amico senza doverne elencare le singole caratteristiche una per una?” e di evitare concetti negativi come “i mostri dell’Es”). Utilizzare qualsiasi strumento disponibile per ottenere una qualche forma di ” distanziamento” “decentramento” o “affrancamento” dai propri pensieri.

Assunti depressogeni

Dopo aver identificato i probabili assunti depressogeni di base, tornare alla storia di sviluppo dell’individuo così da ottenere maggior distanziamento (“E’ in questo modo che ha imparato come vedere il mondo e sè stesso/a).

Iniziare a criticare

Iniziare a criticare, tenendo a mente la loro gerarchia, gli assunti depressogeni di base. L’idea che i traumi siano incontrollabili ( “C’è sempre almeno la possibilità di esercitare un qualche controllo razionale sui propri pensieri”) e quelle a proposito della necessità di lottare per raggiungere i propri aobiettivi ( per esempio : “Ogni tanto ci si può rilassare, e mentre ci si rilassa possono succedere cose positive, ma se ciò non avviene non è colpa sua” ; “Molte persone riescono a svegliarsi a una determinata ora semplicemente dicendosi che lo faranno prima di coricars- il cervello umano funziona così: le decisioni e le intenzioni di un individuo sono importanti almeno quanto lo sforzo fatto per raggiungere un obiettivo”).

Verbalizzazioni

Durante la fase 6 provare a ottenere quante più verbalizzazioni possibili che non contengano giudizi generalizzati e moralistici o “diagnosi del carattere” (“Sarebbe utile” al posto di “Devo”, “Ho fatto- oppure sentito, o pensato- questo” invece di “Sono”, etc.).

Discutere l’identità personale

DIscutre la natura ipotetica e strumentale dell’identità personale. Rivalutare la natura ipotetica e strumentale dell’identità personale. Rivalutare e ridiscutere le esperienze di base ( solitudine, perdite, etc.) – a partire da quelle su cui è stata costruita l’identità personale- e metterle a confronto con la solitudine, le perdite e le delusioni attuali, così da spiegare la differenza tra il mondo di un bambino e quello di un adulto

(Nota: Durante ciascuna fase è importante assicurarsi che il paziente stia capendo davvero. Le ripetizioni sono noiose, ma è meglio ribadire i punti essenziali che non accorgersi di come il paziente stia soltanto aderendo in maniera superficiale a ciò che dice il terapeuta).

Tratto da: Processi cognitivi e disregolazione emotiva; Vittorio Guidano e Giovanni Liotti.

Depressione trattamento cognitivo

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