Nella fase della promozione del cambiamento, una parte decisiva è svolta dall’attivazione comportamentale e dall’impegno in attività gratificanti e in sintonia con gli scopi e i valori del soggetto ( Hayes, Strosahl, Wilson, 2012). Nella TMI il contratto con il paziente prevede che egli tenti, il prima possibile e in maniera via via crescente, di ricercare attivamente il benessere e si prefiguri percorsi di vita desiderabili.
Come sempre, si tratta di una negoziazione all’interno della relazione terapeutica: il paziente è libero di non riuscirci, di restare bloccato, paralizzato, di adottare coping protettivo. Semplicemente, sa che il terapeuta lo metterà di continuo di fronte alla possibilità di scegliere attivamente il benessere, con la consapeolezza che l’evoluzione e il cambiamento dipendono in parte dal buon lavoro in seduta e in parte dall’attivazione fra una seduta e l’altra. L’idea di fondo è che non sia sufficiente sapere che cosa non va e interrompere i comportamenti patogeni. Bisogna muoversi attivamente verso ciò che fa bene, e spesso ci sono ostacoli che impediscono al paziente di imboccare questa appagante traiettoria esistenziale.
Anche qui, l’immaginazione e il corpo ci vengono in aiuto. I pazienti possono immaginare una situazione concreta da affrontare, figurarsi un comportamento desiderato, metterlo in atto nello scenario mentale, sperimentare il senso di sè che si prefiggono di “indossare” mentre interagiscono con gli altri. Questo, ovviamente, non garantisce che poi riusciranno ad agire in quel modo nuovo nella realtà, ma li aiuta a prepararsi ad affrontarla avendo una certa conoscenza di quello che potrebbe accadere e partendo da un senso di attività, convinzione, capacità e competenza.
I benefici dell’anticipare in immaginazione gli scenari futuri sono diversi. Innanzitutto il paziente si crea una mappa cognitivo-affettiva del territorio che andrà ad esplorare. Fuor di metafora, egli può costruire uno scenario realistico, possibile del futuro. Questo scenario include alcune difficoltà che potrebbero effettivamente manifestarsi insieme ai benefici che potrebbe trarre dalla nuova azione. Allo stesso tempo può immaginare finali più benevoli o “realistici” e ragionevoli laddove prima vedeva catastrofi o pericoli mal definiti.
Un altro beneficio consiste nel far prendere consapevolezza “incarnata” al paziente del desiderio autentico che lo muove verso quell’evento futuro. Se immagina di affrontare un esame, il desiderio che deve tenere in mente è quello o di prendere un buon voto o di andare avanti negli studi verso un percorso di vita scelto in modo autonomo. Se il paziente inizia ad attivarsi per non far soffrire i genitori a causa del brutto voto, o a proteggersi da una possibile brutta figura, allora è guidato dal coping e questo lo danneggerà. L’attenzione al coping- per esempio: ” Come posso evitare di far stare male i miei?”– oscura il wish primario dal quale il paziente si allontana. Ripristinare la motivazione originaria è un passo fondamentale per agire nel mondo con volontà e direzionalità.
Ancora, l’imagery anticipatoria consente di focalizzarsi su stati mentali benefici invece che temuti, e questo rafforza motivazione e aumenta il senso di agency. Quando ci muoviamo verso una meta desiderata dobbiamo sì avere una mappa realistica della situazione con la quale andremo a confrontarci, ma dobbiamo anche evocare e quasi pregustare lo stato desiderato. Per esporsi con determinazione a un esame è necessario percepire con chiarezza la scena in cui siamo orgogliosi, soddisfatti, contenti per averlo superato, ci stimiamo e ci prefiguriamo lo svago meritato. Per decidersi ad affrontare un viaggio verso una meta lontana ci lasciamo riempire dalla sensazione di benessere, energia e libertà che proveremo a destinazione, invece che lasciarci bloccare dal pensiero dei disagi da affrontare, delle lunghe file e della stanchezza. Se vogliamo corteggiare una persona che ci interessa, possiamo sì pensare a come meglio presentarci per fare una buona impressione: è normale, naturale. Ma soprattutto è importante avere in mente che cosa ci piace, ci attira, ci incuriosice di quella persona. Questa è una spinta motivazionale migliore dell’essere apprezzati e dell’evitare il rifiuto o la brutta figura. Per affrontare scenari futuri tramite l’imagery, costruiamo con il paziente una sorta di laboratorio interiore. Il cuore di questa pratica cosiste nel far “indossare” lo stato mentale che il paziente ricerca. Se affiora nelle memorie passate, partiamo da lì, altrimenti ci ancoriamo al momento in cui il paziente lo sperimenta in seduta, spontaneamente o grazie al lavoro terapeutico finalizzato all’emergere delle parti sane. A quel punto, si aiuta il paziente a costruire intorno a quello stato l’immagine di un futuro desiderato. Una volta che il paziente si è calato nello scenario futuro, lo si invita a compiere qualche movimento corporeo volto ad ” afferrare” lo stato mentale cercato e ottenuto, in modo da coinvolgere il corpo nell’azione di desiderare e “abitare” quella condizione auspicabile. Gli step sono descritti di seguito.
- Si identifica con chiarezza il desiderio e il comportamento che si vuole adottare per realizzarlo; si riconoscono le rappresentazioni negative di sè sottostanti e le modalità di coping disfunzionali utilizzare finora.
- Si recupera l’immagine nucleare di sè benefica a partire dagli episodi narrativi raccolti.
- Inizia il lavoro immaginativo. Si promuove il rilassamento tramite l’induzione e l’ingresso nella scena.
- Si fa entrare il paziente in un “laboratorio interiore” nel quale il paziente immagina di affrontare il problema target o di raggiungere lo stato desiderato, sempre tenendo il contatto con la rappresentazione sana di sè.
- Si chiede al paziente di muoversi fisicamente verso quell’immagine, facendo sentire a livello coroporeo lo stato desiderato. Si lascia che il paziente assapori lo stato del Sè; quindi, si conclude l’esercizio.
L’immaginazione focalizzata su futuri possibili può concentrarsi sull’affrontare in modo nuovo situazioni relazionali che appaiono problematiche: per esempio, sostenere un esame con concentrazione e senza paralizzarsi o reggere una situazione di conflitto con un comportamento assertivo e senza scivolare nel pattern complementare attacco/fuga.
Tratto da: “Corpo immaginazione e cambiamento” G. Di Maggio and Co.